Oggi l’Unione Sarda ha pubblicato un mio contributo sul bilinguismo. Ve lo propongo
Una Sardegna bilingue. La scegliamo?
Un bambino bilingue è più attento e sveglio di un bambino monolingue. Ormai è un dato di fatto, universalmente accettato. Si insegni l’italiano e l’inglese, pensano in tanti.
Io penso che, in Sardegna, si debba insegnare il sardo, l’inglese e l’italiano. Il sardo perché è la nostra lingua: lo è stata per secoli, ed ancora oggi esiste nella società, nell’arte, nella cultura. L’inglese perché è la lingua di comunicazione a livello mondiale. L’italiano perché è la lingua di uno stato di cui facciamo parte, e di cui presumibilmente ancora faremo parte nel medio periodo.
Il sardo non è una lingua come l’inglese o il corso. Il sardo è la nostra lingua. Cosa rispondiamo alla domanda: “si può conoscere in profondità la Sardegna senza conoscere il sardo”? Questa domanda, beninteso, la dovrebbero praticare, e non fare, coloro che sono a capo delle nostre istituzioni.
Tutti gli schieramenti politici riconoscono il bilinguismo. Ci sono leggi approvate che sanciscono il bilinguismo “perfetto” tra sardo ed italiano.
La verità è un’altra. Tantissimi sardi e tantissimi decisori politici non credono nel bilinguismo. Ma è più facile dire di si, e poi tirare tutto per le lunghe.
Questo atteggiamento non è quello di una classe dirigente seria. Chiediamo al mondo dell’impresa, del lavoro, della cultura, ed ai politici, di esprimersi. La prima domanda è se vogliono il bilinguismo o non lo vogliono.
Una volta risposto, proponiamo ai decisori politici della Giunta e del consiglio regionale due proposte di medio periodo, che toccano i due nodi più importanti: lo standard e la scuola.
Per quanto riguarda lo standard, si avvii una sperimentazione vera, partecipata, e severamente valutata, di tre proposte: la LSC (Limba Sarda Comuna), la LSC modificata, ed il doppio standard. Questi otto anni di LSC hanno dimostrato che così com’è non è stata accettata.
Proponiamo che nell’arco degli anni scolastici 2014-2015 e 2015-2016 si sperimentino, creando in maniera scientifica dei campioni, queste tre opzioni. Successivamente, si valuti quale ha raccolto il maggior gradimento ed i migliori risultati e, nell’estate del 2016, a conclusione di un ampio dibattito pubblico e popolare, venga adottato uno standard dal consiglio regionale in modo solenne, mediante legge.
Per quanto riguarda la scuola, l’obiettivo è solamente uno: il sardo quale materia curricolare nell’insegnamento delle scuole dell’infanzia, di quelle primarie e, in prospettiva, nelle secondarie e all’università.
Bisogna lavorare dal punto di vista legislativo, amministrativo, organizzativo e politico. È un lavoro difficile ed ambizioso, ancor più in un periodo di crisi economica. Ma è l’unico serio. Altrimenti pensiamo di riempire il lago con un bicchiere d’acqua.
Si punti, per l’anno scolastico 2016-2017, ad avere il sardo quale materia curriculare.
Non siamo soli. Tante regioni di stati europei hanno cominciato prima di noi e ci sono riusciti. Il bilinguismo sardo-italiano dà valore al nostro vissuto. Dà valore a noi stessi, e ribalta il rapporto cultura dominante e cultura dominata, specchio del rapporto economia dominante/economia dominata. Non è la soluzione dei mali, ma è un passo in avanti.
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[…] S’ottu de ladamini cun is cumpangius de “Bilinguismu Democraticu” eus atobiau sa commissioni curtura de su consillu arregionali. Cumenti narat su titulu, cussu chi bos pongiu est una “posizione di sintesi” de Bilinguismu Democraticu. Sa positzioni mia da agattais a http://www.enricolobina.org/wp/2014/07/01/una-sardegna-bilingue-la-scegliamo-larticolo-per-lunione-… […]