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SOVRANISTA O UNITARIO? FRANCESCO COCCO RISPONDE – UNA MIA REPLICA

July 5th, 2014  |  Published in Politica, Sardegna

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Francesco Cocco, a seguito del post http://www.enricolobina.org/wp/2014/06/29/francesco-cocco-sovranista-ed-anche-su-abbanoa/ mi ha inviato il contributo che vi propongo. Di seguito, una mia risposta.

 

Sovranista o unitario.

Qualcuno, leggendo un mio recente intervento, mi ha chiesto se sono diventato “sovranista”. Ebbene confesso la mia difficoltà a dare una risposta. Questo per mia ignoranza: non ho ben capito che significato debba essere dato ad un tale termine. Vedo che circola nel dibattito politico ed a qualificarsi tali sono spesso persone degne di stima ed animate da alte idealità. Ma alla mia domanda se intendono riferirsi ad una sovranità di stampo ottocentesco, cioè alla riesumazione di una categoria storico- giuridica che due secoli or sono presiedette alla costruzione degli stati nazionali, non mi vengono date risposte chiare, univoche ed inequivocabili.

 

Mi viene il dubbio che alla fine siamo in presenza di un “termine-slogan” che vuole evocare sensazioni più che categorie storico-giuridiche ben definite. Quasi una forma d’indipendentismo dichiarato a metà.
Non ho invece alcuna difficoltà a dichiararmi federalista in senso gramsciano e lussiano. Un federalismo unitario che mette in discussione il modello di stato dato dai moderati alla costruzione dello stato italiano.

Né Gramsci né Lussu si posero orizzonti indipendentisti par la Sardegna. Al contrario affermarono la necessità di rafforzare il vincolo unitario superando il modello centralista che in qualche modo aveva soffocato le energie vitali delle variegate realtà regionali pre-esistenti al processo unitario e costituite in struttura statuale.

Riscoprire e rivitalizzare tali energie è uno degli obiettivi che possiamo scoprire nella lettura dei “quaderni dal carcere” di Gramsci. Naturalmente è necessario calarci nella necessità di un grande sforzo e capire che il processo risorgimentale non si è chiuso 150 anni or sono ma va rivissuto con la tensione ideale di chi comprende la necessià di una grande rvoluzione “ culturale e morale”

Quante falsità sono state spacciate per accreditare gli interessi dei Savoia prima ancora degli interessi del quelli del popolo italiano (meglio dei popoli italiani ) ? Liberare la coscienza comune da tali falsità dovrebbe essere uno dei primi obiettivi per fondare le basi di uno stato federalista e nel contempo unitario. Un processo di liberazione su cui “sovranisti” e federalisti (unitari e non ) dovrebbero meditare.

Visto che sono in fase di confessioni voglio farne un’ ultima: abbiamo una classe politica degna e capace di guidare uno struttura stauale? Pensando a certi personaggi degli ultimi lustri penso che sarebbe una vera iattura.

Francesco Cocco

 

 

Qualche giorno fa ho intitolato, con intento provocatorio, un contributo di Francesco Cocco “Francesco Cocco sovranista!”. Oggi Francesco Cocco risponde.

Lui, e diversi altri compagni cagliaritani, mi dicono che non sanno bene che significato dare a questo termine. Invito queste compagne e compagni ad organizzare anche un momento pubblico per definire il “sovranismo”.
Nel frattempo, do brevemente il mio parere.
La parola sovranità può avere diverse definizioni. Riprendendo il “Dizionario della filosofia” di Abbagnano, possiamo scrivere che essa può farsi partire da Jean Bodin e dai suoi “Six livres de la rèpublique (1756). La Sovranità consiste, secondo Bodin, negativamente nell’essere sciolto o dispensato dalle leggi e dagli usi dello Stato e positivamente nel potere di abolire o creare leggi. Il solo limite della S. è la legge naturale o divina.
Il termine e concetto furono accettati da Hegel: “queste due determinazioni che gli affari e i poteri particolari dello Stato non sono autonomi e stabili né per sé, né nella volontà particolare degli individui ma hanno la loro ultima radice nell’unità dello Stato, la quale non è altro che la loro identità, costituiscono la S. dello Stato”.
Per Hegel, quindi, sovranità fa chiaramente riferimento allo Stato. A questa impostazione si contrappone Rousseau, per il quale la sovranità risiede nel popolo. Sovrano è il corpo sociale che dà vita al contratto sociale, cioè alle regole che sovrintendono all’attività statale.
Successivamente, nel XX secolo, ci si è posti il problema (Kelsen) se la sovranità di uno stato possa essere sottoposta alla sovranità della comunità internazionale.
In mezzo, tuttavia, c’è stata tutta la riflessione marxiana sullo stato e le sovrastrutture giuridiche, dall’Ideologia tedesca in poi, per arrivare alla nozione sull’imperialismo di Lenin.
Io mi permetto di segnalare anche tutte le novità introdotte da Foucault, con il concetto di “governa mentalità”, con tutti i suoi ragionamenti sul “potere” ed il “discorso”, sino ad arrivare al concetto di “bio-politica”. Tutti elementi che devono essere sottoposti ad analisi, ma che sono a mio parere utili per ragionare sul funzionamento di un sistema di potere .

Uno stato può essere indipendente e non essere sovrano. L’Italia è stata per anni un paese a “sovanità limitata”. Con la parola sovranismo, al di là della questione giuridica dell’indipendenza, noi andiamo al nocciolo del problema: in Sardegna oggi il popolo è sovrano, si autogoverna, ha accettato e costituito un contratto sociale che lo soddisfi?
Io credo di no, e credo che questa richiesta debba essere fatta su scala sarda, italiana, europea e mondiale. Parto dal mio popolo, perché sono internazionalista, ma non cosmopolita, per usare un termine che Gramsci usava per definire coloro che non sapevano guardare a casa loro e, quindi, si rivolgevano al mondo tutto.
Voglio partire dalla Sardegna semplicemente per le questioni che diceva Francesco nell’articolo da cui è nata questa replica, e per tante altre ragioni sulle quali il marxismo del novecento, che tanto ha usato la questione nazionale, si è concentrato.

Per me, detto brevemente, sovranismo è questo. Non vogliamo evocare sensazioni, bensì un nuovo paradigma per un movimento di massa. Se riusciamo ad emozionare, poi, è comunque un bene.

Dovremmo aprire un dibattito sull’Italia e sul Risorgimento, proprio a partire dai 150 anni e da Gramsci, per affermare che quel processo è fallito. Il processo risorgimentale si è chiuso, è fallito e non può essere rivissuto.

Da ultimo, Francesco si chiede se abbiamo una classe politica degna. La risposta è no, ma è ancora di più no per l’Europa e, naturalmente, anche per l’italia.

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