
Sul Manifesto del 10 luglio il senatore Luciano Uras discute della lista Tsipras, del futuro della sua organizzazione e della Sardegna. Nel momento in cui ci avviciniamo al 18 e 19 luglio, è necessario fare il punto. Nel momento in cui si svolgono assemblee territoriali della lista Tsipras – alle quali sicuramente il senatore Uras ed i compagni di SeL parteciperanno – è bene avviare la discussione.
Uras scrive che “è inaccettabile fare da osservatore alla sinistra italiana che muore. Conviene però chiarire di quale sinistra stiamo parlando […] io intendo quella sinistra […] che avremmo voluto costruire con il Pd di Bersani, all’indomani delle elezioni politiche del 2013”.
L’impostazione è sbagliata. Dovremmo parlare dell’oggi e del domani. L’oggi, in Europa e in Italia, ci consegna una grande alleanza PSE-PPE che è strutturale e non episodica. E’ strutturale nelle politiche e nelle impostazioni, non solamente nelle compagini di governo. La posizione di Hollande rispetto al genocidio palestinese ne è una ulteriore conferma.
Questa è la situazione oggi in Italia ed in Europa. Il nostro progetto è strategicamente alternativo all’attuale socialdemocrazia rappresentata dal PSE. Le posizioni di Syriza e del GUE lo confermano. Dal punto di vista tattico è pensabile immaginare convergenze, ma in questa fase bisogna costruire strategicamente uno spazio politico. Altrimenti si fa tattica tutta la vita, e si è inutili.
In Sardegna abbiamo assunto, a febbraio, posizioni diverse alle elezioni regionali. Ci siamo presentati con tanti simboli ed in coalizioni diverse. Se c’è la volontà ed un reale sforzo, nonché un mutuo riconoscimento del ruolo che si svolge, possiamo ripartire insieme. Ed insieme decideremo come comportarci, col principio di favorire la massima partecipazione e che “uno vale uno”.
In Sardegna sono maturi i tempi per un salto di qualità della proposta politica antiliberista. In Sardegna abbiamo potenzialità maggioritarie. Altra Europa, sovranisti, comunisti, indipendentisti ed una parte degli elettori cinque stelle hanno, a livello popolare, lo stesso modello di sviluppo in testa: alternativo a quello esistente, auto centrato, senza basi militari, attento alla persona e non al profitto indiscriminato. Su questo dobbiamo incalzare, in modo onesto e fermo, il governo di centrosinistra.
Possiamo e dobbiamo coagulare questa maggioranza sociale, sino a farla diventare maggioranza elettorale e politica. Apriamo un processo, ed insieme decidiamo come portarlo avanti. Diamo discontinuità nelle modalità e nei contenuti. Diamo avvio ad un processo che sia innanzitutto culturale, capace di dare nuova linfa alle coscienze, di risvegliarle dal torpore cui troppo spesso l’insoddisfazione e la disillusione dello scenario politico attuale le costringe
Vogliamo un progetto autonomo, che intavoli un dialogo ed una trattativa con la sinistra europea, che passi per il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione dei popoli e per la consapevolezza che bisogna avere testa e piedi in Sardegna. I compagni di SeL sardi partecipino e dicano la loro. Ne ha bisogno la Sardegna.
