
Il 12 maggio un terremoto di magnitudo 8 della scala Richter ha devastato 8 province della Cina: Sichuan (la più colpita), Gansu, Shaanxi, Chongqing, Yunnan, Shanxi, Guizhou e Hubei. Il terremoto è stato avvertito a Pechino, Shanghai e negli stati al confine sud della Cina.
La scossa si è protratta per 3 minuti, che in queste condizioni sono un periodo lunghissimo. A Wenchuan, epicentro del sisma, villaggi e città sono stati rasi al suolo. Sono scomparse delle montagne e apparsi dei grandi laghi. Chengdu, una città di oltre 10 milioni di abitanti a 80 kilometri dall’epicentro, è stata colpita in maniera lieve dal terremoto. Altrimenti sarebbe stata una strage senza fine.
Nonostante ciò, solamente a Chengdu ci sono stati 4.800 morti. In tutto i morti sono stati 100.000. I feriti 400.000. 5 milioni di persone sono rimaste senza casa e hanno vissuto all’addiaccio per settimane. Insomma, una catastrofe gravissima.
Nel complesso la reazione cinese è stata rapida ed efficace. Ma in questo campo il livello tecnologico e le capacità dei cinesi non sono quelle della nostra protezione civile. Il piano di ricostruzione di medio-lungo periodo, presentato l’11 agosto 2008, è ancora in corso.
Il terremoto ha evidenziato anche altri limiti. I tofu loumian, i palazzi di tofu, sono edifici costruiti senza rispettare le minime norme di sicurezza. Spesso al posto dei tondini di ferro c’è solamente del filo. Molte scuole elementari e medie erano tofu loumian. Migliaia di bambini sono morti sotto le macerie di palazzi, spesso gli unici a crollare in un villaggio o in una città.
I loro genitori si sono ribellati. I quotidiani internazionali, e qualche corrispondente autonomo, ci hanno mostrato le foto di manifestanti disperati in corteo coi ritratti dei loro bambini. Le autorità hanno affermato che, se esiste un problema di questo tipo, verranno puniti i colpevoli. Effettivamente alcuni colpevoli, o capri espiatori a seconda del punto di vista, sono stati condannati.
La Cina non è nuova a disastri di questo tipo. Nel 1976, un gigantesco terremoto nel nord fu il preludio, secondo i superstiziosi abitanti dell’Impero di Mezzo, della morte di Mao Tse Dong. Ma questa volta tutto è stato diverso. La Cina ha dimostrato di primeggiare nel mondo della comunicazione globale e della spettacolarizzazione della notizia, anche la più atroce. La CCTV (Chinese Central TV) ha adottato lo stile CNN per parlare del terremoto. Sul luogo si sono recati, almeno all’inizio, centinaia di corrispondenti di giornali, tv, siti internet. Il Sichuan ha bucato lo schermo e il cuore dei cinesi.
È stato creato l’evento, e tutta la Cina si è stretta intorno ai concittadini caduti in disgrazia. Migliaia di volontari hanno abbandonato le scuole, le università e i luoghi di lavoro per andare ad aiutare nelle zone colpite. Alcuni sono ancora là, anche se ormai lo stato centrale ed il governo locale, dopo un primo periodo di semi-anarchia, ha regolamentato anche questo.
Il governo, che ha selezionato con attenzione le notizie da far trapelare, ha tenuto incollata la mente cinese alle questioni del terremoto per un mese intero. E ha dimostrato una capacità narrativa inaspettata.
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Il 12 maggio un terremoto di magnitudo 8 della scala Richter ha devastato 8 province della Cina: Sichuan (la più colpita), Gansu, Shaanxi, Chongqing, Yunnan, Shanxi, Guizhou e Hubei. Il terremoto è stato avvertito a Pechino, Shanghai e negli stati al confine sud della Cina.
La scossa si è protratta per 3 minuti, che in queste condizioni sono un periodo lunghissimo. A Wenchuan, epicentro del sisma, villaggi e città sono stati rasi al suolo. Sono scomparse delle montagne e apparsi dei grandi laghi. Chengdu, una città di oltre 10 milioni di abitanti a 80 kilometri dall’epicentro, è stata colpita in maniera lieve dal terremoto. Altrimenti sarebbe stata una strage senza fine.
Nonostante ciò, solamente a Chengdu ci sono stati 4.800 morti. In tutto i morti sono stati 100.000. I feriti 400.000. 5 milioni di persone sono rimaste senza casa e hanno vissuto all’addiaccio per settimane. Insomma, una catastrofe gravissima.
Nel complesso la reazione cinese è stata rapida ed efficace. Ma in questo campo il livello tecnologico e le capacità dei cinesi non sono quelle della nostra protezione civile. Il piano di ricostruzione di medio-lungo periodo, presentato l’11 agosto 2008, è ancora in corso.
Il terremoto ha evidenziato anche altri limiti. I tofu loumian, i palazzi di tofu, sono edifici costruiti senza rispettare le minime norme di sicurezza. Spesso al posto dei tondini di ferro c’è solamente del filo. Molte scuole elementari e medie erano tofu loumian. Migliaia di bambini sono morti sotto le macerie di palazzi, spesso gli unici a crollare in un villaggio o in una città.
I loro genitori si sono ribellati. I quotidiani internazionali, e qualche corrispondente autonomo, ci hanno mostrato le foto di manifestanti disperati in corteo coi ritratti dei loro bambini. Le autorità hanno affermato che, se esiste un problema di questo tipo, verranno puniti i colpevoli. Effettivamente alcuni colpevoli, o capri espiatori a seconda del punto di vista, sono stati condannati.
La Cina non è nuova a disastri di questo tipo. Nel 1976, un gigantesco terremoto nel nord fu il preludio, secondo i superstiziosi abitanti dell’Impero di Mezzo, della morte di Mao Tse Dong. Ma questa volta tutto è stato diverso. La Cina ha dimostrato di primeggiare nel mondo della comunicazione globale e della spettacolarizzazione della notizia, anche la più atroce. La CCTV (Chinese Central TV) ha adottato lo stile CNN per parlare del terremoto. Sul luogo si sono recati, almeno all’inizio, centinaia di corrispondenti di giornali, tv, siti internet. Il Sichuan ha bucato lo schermo e il cuore dei cinesi.
È stato creato l’evento, e tutta la Cina si è stretta intorno ai concittadini caduti in disgrazia. Migliaia di volontari hanno abbandonato le scuole, le università e i luoghi di lavoro per andare ad aiutare nelle zone colpite. Alcuni sono ancora là, anche se ormai lo stato centrale ed il governo locale, dopo un primo periodo di semi-anarchia, ha regolamentato anche questo.
Il governo, che ha selezionato con attenzione le notizie da far trapelare, ha tenuto incollata la mente cinese alle questioni del terremoto per un mese intero. E ha dimostrato una capacità narrativa inaspettata.
Il 12 maggio un terremoto di magnitudo 8 della scala Richter ha devastato 8 province della Cina: Sichuan (la più colpita), Gansu, Shaanxi, Chongqing, Yunnan, Shanxi, Guizhou e Hubei. Il terremoto è stato avvertito a Pechino, Shanghai e negli stati al confine sud della Cina.
La scossa si è protratta per 3 minuti, che in queste condizioni sono un periodo lunghissimo. A Wenchuan, epicentro del sisma, villaggi e città sono stati rasi al suolo. Sono scomparse delle montagne e apparsi dei grandi laghi. Chengdu, una città di oltre 10 milioni di abitanti a 80 kilometri dall’epicentro, è stata colpita in maniera lieve dal terremoto. Altrimenti sarebbe stata una strage senza fine.
Nonostante ciò, solamente a Chengdu ci sono stati 4.800 morti. In tutto i morti sono stati 100.000. I feriti 400.000. 5 milioni di persone sono rimaste senza casa e hanno vissuto all’addiaccio per settimane. Insomma, una catastrofe gravissima.
Nel complesso la reazione cinese è stata rapida ed efficace. Ma in questo campo il livello tecnologico e le capacità dei cinesi non sono quelle della nostra protezione civile. Il piano di ricostruzione di medio-lungo periodo, presentato l’11 agosto 2008, è ancora in corso.
Il terremoto ha evidenziato anche altri limiti. I tofu loumian, i palazzi di tofu, sono edifici costruiti senza rispettare le minime norme di sicurezza. Spesso al posto dei tondini di ferro c’è solamente del filo. Molte scuole elementari e medie erano tofu loumian. Migliaia di bambini sono morti sotto le macerie di palazzi, spesso gli unici a crollare in un villaggio o in una città.
I loro genitori si sono ribellati. I quotidiani internazionali, e qualche corrispondente autonomo, ci hanno mostrato le foto di manifestanti disperati in corteo coi ritratti dei loro bambini. Le autorità hanno affermato che, se esiste un problema di questo tipo, verranno puniti i colpevoli. Effettivamente alcuni colpevoli, o capri espiatori a seconda del punto di vista, sono stati condannati.
La Cina non è nuova a disastri di questo tipo. Nel 1976, un gigantesco terremoto nel nord fu il preludio, secondo i superstiziosi abitanti dell’Impero di Mezzo, della morte di Mao Tse Dong. Ma questa volta tutto è stato diverso. La Cina ha dimostrato di primeggiare nel mondo della comunicazione globale e della spettacolarizzazione della notizia, anche la più atroce. La CCTV (Chinese Central TV) ha adottato lo stile CNN per parlare del terremoto. Sul luogo si sono recati, almeno all’inizio, centinaia di corrispondenti di giornali, tv, siti internet. Il Sichuan ha bucato lo schermo e il cuore dei cinesi.
È stato creato l’evento, e tutta la Cina si è stretta intorno ai concittadini caduti in disgrazia. Migliaia di volontari hanno abbandonato le scuole, le università e i luoghi di lavoro per andare ad aiutare nelle zone colpite. Alcuni sono ancora là, anche se ormai lo stato centrale ed il governo locale, dopo un primo periodo di semi-anarchia, ha regolamentato anche questo.
Il governo, che ha selezionato con attenzione le notizie da far trapelare, ha tenuto incollata la mente cinese alle questioni del terremoto per un mese intero. E ha dimostrato una capacità narrativa inaspettata.
pubblicato ssu www.unmondonuovo.it/news/index.php?option=com_content&view=article&id=151:cina-2008-il-terremoto-in-sichuan&catid=65:archivio2009&Itemid=87
