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La Cina lontana: povertà, minoranze e un progetto della cooperazione italiana

February 17th, 2011  |  Published in Cina, Mondo

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Dal 1978 ad oggi la Cina ha fatto uscire dalla povertà centinaia di milioni di persone. A seconda dei metodi statistici e della soglia individuata il numero esatto cambia. Si tratta, all’incirca, di 700 milioni di cinesi che non sono più poveri. Un evento epocale nella storia mondiale degli ultimi 30 anni.

Il coefficiente di Gini calcola la concentrazione della ricchezza e le disparita economiche tra la parte più ricca e più povera di un paese. In Cina il coefficiente di Gini è 46,9, in Italia si attesta al 36, nel Viet Nam 34,4 e in Etiopia il 30. Sia paesi ricchi che paesi simili alla Cina che paesi in via di sviluppo, quindi, hanno una disparità minore rispetto alla Cina.

La povertà è povertà rurale. Localizzata in alcune aree. Nelle province montane, di periferia, ai confini, si trovano le condizioni peggiori. Situazioni sanitarie e sociali che non hanno nulla da invidiare, in negativo, all’Africa sub-sahariana. Queste aree sono spesso abitate da minoranze. Minoranze che, spesso, sono rimaste escluse dallo sviluppo.

La cooperazione allo sviluppo italiana è presente in Cina dai primi anni ottanta. È stata uno strumento della politica estera italiana. Contemporaneamente, così come in altri paesi, i cooperanti hanno cercato di fare in modo che la cooperazione allo sviluppo raggiungesse gli obiettivi fissati a livello internazionale: contribuire a migliorare, sia dal punto di vista strutturale che contingente, le condizioni di vita della popolazione dei territori nei quali si opera.

Fare cooperazione allo sviluppo in Cina è particolarmente difficile. La Cina è contemporaneamente un paese in via di sviluppo e la seconda super potenza mondiale. Gli interventi, se ben calibrati, possono provocare cambiamenti epocali. Altrimenti sono sassi gettati in un lago.

Le scelte strategiche della cooperazione italiana in Cina hanno principalmente riguardato tre aspetti: la territorializzazione dell’intervento, la settorializzazione delle iniziative e la maggiore attenzione alla qualità dell’intervento piuttosto che alla quantità.

In quest’ottica è stato attuato un progetto in Yunnan, nella contea di Jinping e Malipo. Due contee di montagna ai confini col Viet Nam, con altissimi tassi di povertà, abitata da minoranza Miao, Dai e Tai. L’obiettivo era dimostrare al governo cinese che, anche con esborsi finanziari non eccessivi, è possibile migliorare concretamente le condizioni di vita anche delle comunità più marginali del paese.

Il progetto, finanziato con un dono di un milione di euro, ha avuto luogo in piccoli villaggi montani. È stato deciso di realizzare piccole opere pubbliche che avessero un diretto impatto sulla popolazione. Sono stati realizzati cinque acquedotti e quattro opere civili: un canale di irrigazione agricola, una scuola elementare, una scuola professionale e un edificio adibito a poliambulatorio.

I principi della sostenibilità e della qualità ha permesso la costruzione di opere adeguate al contesto e durature. Il continuo coinvolgimento delle controparti locali ha fatto si che il progetto, previsto di 18 mesi, si concludesse in 20. Un successo spettacolare per la cooperazione italiana.

Il rapporto costo/benefici è stato altissimo. Circa 690 famiglie sono state raggiunte dall’acqua corrente, 180 famiglie di contadini usufruiscono del canale di irrigazione agricola, un migliaio di studenti frequentano la scuola e circa 750 pazienti al mese vengono curati nel poliambulatorio.

La cooperazione, se fatta bene, può essere utile.

pubblicato  in www.unmondonuovo.it/news/index.php?option=com_content&view=article&id=280:la-cina-lontana-poverta-minoranze-e-un-progetto-della-cooperazione-italiana&catid=65:archivio2009&Itemid=87

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