
Se c’è un nemico acerrimo dei contadini e, più in generale, dell’agricoltura, è l’insieme dei
luoghi comuni, delle analisi superficiali o, più semplicemente, delle approssimazioni che
seppelliscono le complesse dinamiche che si sviluppano nei sistemi agrari e alimentari. […]
L’esercizio della visione ideologica preconfezionata è una pratica
corrente quando si devono affrontare fenomeni legati alla terra
Van der Ploeg
Non si tratta di uno studio esaustivo del settore agricoltura e pastorizia, così come è stato descritto dal censimento. Altri impegni mi hanno distolto da questo compito.
Le fonti utilizzate sono i dati del censimento, un saggio di Pietro Pulina ed uno di Francesco Piras sul censimento, dati di uno studio di Crocevia, che consiglio a tutti ed è reperibile sul web, e diversi dati Istat, nonché l’ultimo rapporto CRENoS. Si tratta quasi sempre di citazioni. Essendo appunti le citazioni quasi mai sono annotate. Negli appunti vi sono alcune domande, utili a portare avanti la discussione.
Fotografia del comparto nel 2010
Aziende agricole: 60.812
Totale manodopera aziendale: 119.305
Variazione del comparto
Aziende agricole nel 2000: 106.289
Totale manodopera aziendale nel 2000: 215.097
La diminuzione delle aziende tra 2000 e 1982 è stata minima, al contrario del periodo 2000-2010
Però nel Medio Campidano, tra 2000 e 2010, il numero delle aziende agricole è aumentato, dopo un trend negativo di 30 anni.
Nel 2000 gli occupati in agricoltura erano 52.000 nel 2000, 33.000 nel 2012. Nell’industria 119.000 nel 2000 e 102.000 nel 2012. Nei servizi 403.000 nel 2000 e 460.000 nel 2012 (Fonte CRENoS su dati ISTAT-FdL)
Tra il 2007 ed il 2010 gli occupati nella PA sono aumentati, da 52.000 a 53 (Fonte CRENoS)
Alcuni macrofenomeni
Mentre il numero delle aziende diminuisce nettamente, la SAU (Superficie Agricola Utilizzata) ammonta a 1.153.691 ettari, in aumento del 13,1% e in controtendenza rispetto all’andamento nazionale. La dimensione media delle aziende sarde risulta – con 19 ettari – la più elevata tra le regioni italiane. Il fenomeno è anche dovuto alla forte riduzione delle aziende con meno di un ettaro di SAU. Le aziende con 30 ettari e oltre aumentano del 25,9%.
Nonostante ciò, Le aziende sotto i due ettari risultano ancora prevalenti, con una quota poco al di sotto del 40%.
C’è stato un forte processo di concentrazione in Ogliastra, più che nelle altre province.
Per Crocevia, dato che la SAU aumentata del 13%, mentre la SAT perde oltre 131.000 ettari, con -8,2%, e quindi avendo a disposizione meno estensione totale si è aumentata la messa a cultura delle terre che restavano disponibili in azienda. Questo sarebbe una prova del conflitto sull’uso della terra. Che ne pensate?
Le aziende agricole, sia in Sardegna nell’UE, rimangono in prevalenza piccole aziende. Nel 2010, nella UE, le aziende con una taglia inferiore ai 5 ettari rappresentavano ancora il 70%.
Il saldo complessivo della SAU in Sardegna è principalmente trainato da un aumento del 32% dei prati permanenti e pascoli, il cui peso è passato dal 51,5% nel 2000 al 60,1% del 2010. Si registrano, invece, contrazioni della SAU investita a seminativi (dal 40,4% al 34,1% con una riduzione pari a 18.000 ettari) e investita a coltivazioni legnose agrarie (dall’8 al 5,7% con una diminuzione di 16.000 ettari).
Il lavoro
Tra il 2000 ed il 2010, oltre 77.000 persone che fornivano manodopera familiare sono uscite dalle aziende agricole, a cui si sono aggiunti altri 18.000 lavoratori dipendenti, per un totale di circa 96.000 persone (-44,5%). Si confronti il numero delle giornate lavorate e la loro variazione. Per la manodopera familiare abbiamo una riduzione delle giornate di lavoro del 9,5%, a fronte di una riduzione delle persone del 43%: meno persone a lavorare nei campi, più fatica, più giornate di lavoro per persona, cioè più auto sfruttamento e sfruttamento.
Tra 2000 e 2010 è aumentato il nero?
Ricambio generazionale e riequilibrio di genere
Risulta in crescita il peso dei capi azienda oltre 75 anni (dal 12,6% al 14,3%), che nel 2010 rappresenta la classe con l’incidenza maggiore sul totale dei capi azienda.
L’aumento in 10 anni della percentuale delle donne capo azienda è stato dal 3%, dal 20,8 al 23,7%, cioè pochissimo
La Sardegna è un’agricoltura mediterranea?
Poco, se non si pensa che prati e pascoli sono tipici mediterranei. Prati e pascoli sono oltre il 60% della SAU disegnano il paesaggio e la società rurale. Vite (1,6%) ed olivo (3,2% della SAU), tuttavia, sono presenti e costituiscono una componente rilevante della produzione vendibile e della storia agricola. Queste argomentazioni assumono ulteriore valenza per le ortive, i fruttiferi e gli agrumi (rispettivamente il 13, il 4 ed il 3 per mille della SAU)
Infatti vi è una recente diffusione di aziende agro-pastorali anche in comprensori irrigui di pianura che parrebbero vocati a ben altre destinazioni.
È giusto?
Sardegna terra del biologico?
No. La superficie destinata a coltivazioni biologiche è il 5,2% della SAU totale, poco meno della media nazionale.
Sono 1.375 le aziende agricole a biologico. Rappresentano il 2,3% delle aziende. La maggior parte è localizzata nella provincia di Nuoro, rappresentando il 36,8% delle aziende biologiche regionali.
Le aziende utilizzano la superficie investita a biologico prevalentemente in prati permanenti e pascoli: 34.165 ettari, pari al 56,8% della SAU investita a biologico. Si registra anche un’elevata incidenza delle colture foraggere: 15.402 ettari, pari al 25,6% della SAU investita a biologico. Se si considera anche la quota di SAU destinata a cereali per la produzione di granella, ci si rende conto che oltre il 90% della SAU biologica in Sardegna è connessa con l’attività zootecnica. I restanti 4.000 ettari sono destinati alla produzione olivicola e per quote minimali alla viticoltura, legumi secchi e fruttiferi.
Problema della terra
La struttura fondiaria è più flessibile rispetto al passato: si registra un aumento del ricorso all’utilizzo di forme di possesso diversificato (ad esempio in parte di proprietà e in parte in affitto) o orientate verso superfici in affitto o gestite a titolo gratuito, sebbene la SAU regionale utilizzata esclusivamente a titolo di proprietà continui a rappresentare la quota fondamentale, pur in diminuzione (40,8% nel 2010 e il 56,5% nel 2000), e ad essere il titolo di possesso più diffuso tra le aziende (68,9% nel 2010 e l’83,8% nel 2000).
In alcune aree la terra agricola, in Sardegna così come così come in molte altre regioni, è diventata anche oggetto di speculazione finanziaria (vedi Narbolia): il valore della terra agricola si allontana dal rapporto con il suo effettivo uso agricolo.
Rispetto alla disponibilità di terra per l’agricoltura esiste anche la possibilità di accedere alle terre di enti pubblici, la cui estensione superava di poco i 10.000 ettari di SAU nel 2010. Mentre resta un fenomeno fortunatamente ancora importante l’estensione delle proprietà collettive che superava i 65.000 ettari di SAU (usi civici e ultima legge)
Il settore ovino
Le aziende con allevamenti ovini risultano pari a 12.669 unità (il 61,6% delle aziende zootecniche regionali), per un numero complessivo di 3.028.373 capi. Rispetto al censimento del 2000 le aziende con allevamenti ovini sono diminuite del 12,1%, mentre i capi sono aumentati del 7,8%.
È avvenuta una concentrazione degli allevamenti in aziende di maggiori dimensioni. Il numero medio di capi per azienda aumenta da 172 nel 2000 a 231,7 nel 2010. Il fenomeno, seppure con minore intensità, è comune a tutte le altre regioni con un importante patrimonio ovi-caprino.
I seminativi
La perdita di circa 40.000 ettari di cereali, e di altri 14.000 precedentemente investiti a barbabietola da zucchero e piante industriali, è in parte compensata dall’espansione delle foraggere (27.000 ettari) e dei terreni a riposo (quasi 5.000 ettari), oltre che dei legumi secchi (3.000 ettari) e delle ortive (1.300 ettari). L’arretramento delle legnose agrarie, dal canto suo, ha interessato la vite (quasi 7.500 ettari), come i fruttiferi (4.000 ettari) e l’olivo (3.500 ettari), ma assume particolare significato anche la scomparsa di circa un terzo della superficie ad agrumi.
Altre produzioni
L’allevamento suinicolo e quello dei conigli è diminuito di molto. In particolare, sono diminuite di moltissimo le aziende suinicole, ma la produzione molto di meno.
Il numero di allevamenti bovini diminuisce dal 1982 al 2000, con una variazione del -51,7%. In particolare, sono gli allevamenti di vacche da latte che diminuiscono, con una variazione pari a -87% e una contestuale diminuzione del numero di capi pari a -58,5%. Questa diminuzione non è avvenuta nell’ultimo decennio, ma in quello precedente, tra il 1990 e il 2000, dove appare netta la riduzione sia delle aziende (-83,1% unità) che dei capi (-59,6%).
I prodotti – le esportazioni e le importazioni
L’intero comparto produttivo primario è segnato da un valore delle esportazioni che, nel 2011, è in simile rispetto al 1998, con dei picchi che non comprendo. Le importazioni, invece, conoscono un aumento, tra il 1998 ed il 2011, pari al 22%. C’è un saldo negativo pari a oltre 167 milioni di euro.
Sardegna – Interscambio commerciale in valore – Prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca 1998-2011 |
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IMP 1998 |
IMP 1999 |
IMP 2000 |
IMP 2009 |
IMP 2010 |
IMP 2011 |
141.032.000 |
124.430.282 |
121.889.790 |
122.281.258 |
119.243.091 |
171.573.507 |
EXP 1998 |
EXP 1999 |
EXP 2000 |
EXP 2009 |
EXP 2010 |
EXP 2011 |
4.542.984 |
10.169.281 |
13.354.204 |
3.151.235 |
2.871.781 |
4.553.815 |
