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SECONDA CONFERENZA SERVITU’ MILITARI – L’INTERVISTA COMPLETA A CRISTIANO ERRIU

June 12th, 2014  |  Published in In evidenza, Politica, Sardegna

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Il prossimo 18 giugno si terrà la seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari. Su questo tema Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un’intervista che ho fatto a Cristiano Erriu, che trovate al link http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/09/cosa-chiede-la-sardegna-alla-conferenza-nazionale-sulle-servitu-militari-intervista-allassessore-erriu/1021055/

Alcuni giornalisti si sono lamentati che un politico non può intervistare un altro politico. L’intervista ha avuto luogo proprio perchè nessun giornalista aveva ancora scritto su un evento così importante come la seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari. Se quegli stessi giornalisti che passano il tempo a discernere di questi temi sui social network si interessassero di più di temi come le servitù, la Saras ed altre questioni importanti di cui non si scrive, la Sardegna starebbe meglio.

Vi ripropongo la trascrizione integrale dell’intervista ad Erriu, che per ragioni di spazio è stata pubblicata tagliata.

Enrico Lobina

 

 

Assessore Erriu, ci conferma che il 18 giugno si terrà la seconda conferenza nazionale sulle servitù militari? Dove avrà luogo e come saranno organizzati i lavori? Perché un evento così importante non diviene centrale nel dibattito politico, sociale e culturale isolano?

La seconda Conferenza nazionale sulle Servitù Militari si terrà a Roma presumibilmente i prossimi 18 e 19 giugno 2014. L’impegno a convocare la conferenza è stato preso dal Ministro della Difesa nel corso dell’audizione alle Commissioni riunite Difesa Camera e Senato del 15 maggio 2013. Considerato che la prima conferenza si tenne nel maggio 1981 e dato il contributo enorme dato dalla Sardegna che ospita ben il 64% delle intere servitù militari presenti in Italia, penso che sia davvero il caso di avviare una riflessione molto approfondita sulle servitù essenziali, sul loro impatto nei territori, sul ruolo delle regioni e degli enti locali, sui disciplinari per la tutela ambientale.

La Giunta Regionale con che impostazione si presenta alla Conferenza. Sarà lei il capo delegazione?

Sarà ovviamente il Presidente a rappresentare La Regione Sardegna. Io ho partecipato ad una riunione della Commissione Interregionale sul Governo del territorio nell’ambito della Conferenza delle Regioni convocata per esaminare e esprimere un primo parere sui documenti di intenti e sulla bozza di protocollo di intesa da stipulare rispettivamente tra Ministero della Difesa e Conferenza delle Regioni e tra Ministero della Difesa e Regione Sardegna per il coordinamento delle azioni comuni connesse ai vincoli e alle attività militari presenti nel territorio.

L’impostazione data dalla Regione è di riavviare un confronto circa la definizione di uno schema di Intesa tra la Difesa e la Regione. I punti indicati dalla Regione alle quali l’Intesa deve fare riferimento riguardano le rivendicazioni storiche:

1)   tutela ambientale e salvaguardia della salute

2)   avvio dei processi di riduzione dei Poligoni

3)   avvio di processi di riconversione delle attività svolte nei poligoni

4)   impatto delle attività addestrative sulle prospettive di sviluppo dei territori

E’ recentissimo il caso dei rappresentanti del Comipa che non sono stati fatti entrare a Teulada. Un affronto, a loro dire, di una gravità inaudita. Quali sono le relazioni della RAS con le forze militari in Sardegna?

Il caso di Teulada è un incidente di percorso piuttosto spiacevole. Bastano alcune cifre per capire la specificità sarda che la Diesa non può minimamente ignorare né minimizzare:

–          nell’ambito del territorio regionale: oltre 30.000 ettari sono di proprietà dello Stato e sono impegnati dal Demanio militare. Circa 13.000 ettari, gravati da servitù militari vere e proprie, vengono utilizzati per campane di sgombero durante le esercitazioni militari nei poligoni, in proprietà private o comunali.

–          vasti tratti di mare sono permanentemente inibiti alla navigazione, e 80 Km di costa non sono accessibili per alcuna attività economico-turistica. Nelle zone demaniali e soggette servitù sono interdetti per la gran parte dell’anno le normali attività umane ed economiche, comprese, per vaste porzioni di mare, quelle di ancoraggio e pesca;

–          in Sardegna sono dislocati tre poligoni di tiro, a Capo Teulada, a Capo Frasca e a Salto di Quirra. I poligoni di Perdasdefogu e Teulada sono i più vasti d’Europa, in essi si articola l’attività esercitativa, addestrativa e sperimentale più intensa di tutta Italia.

E’ quindi chiaro che la dimensione dell’estensione del demanio militare rende evidenti le esigenze di armonizzazione e di mitigazione delle specificità connesse con la presenza militare in Sardegna che il COMIPA ha voluto evidenziare e che la Sardegna rivendica con decisione e con grande forza.

 

Quali sono i vostri obiettivi minimi e quali quelli massimi alla Conferenza?

Noi puntiamo anzitutto, insieme alle altre regioni coinvolte alla sottoscrizione di un documento d’intenti, un testo che definisca una sorta di “cornice” all’interno della quale dovrà essere poi formulato il Protocollo tra Difesa e Regione Sardegna.

Ribadisco, in particolare, l’assoluta necessità di inserire nel protocollo una specifica disciplina dei seguenti argomenti:

  1. tutela ambientale e della salute;
  2. avvio di processi di riduzione dell’estensione dei Poligoni e delle aree soggette a servitù;
  3. avvio di processi di riconversione delle attività svolte nei Poligoni, attraverso la previsione della localizzazione in Sardegna da parte della Difesa di propri programmi di sviluppo produttivo, anche in una prospettiva dual use, che rappresentino occasione di sviluppo e di incremento dell’occupazione e delle competenze nei territori;
  4. impatti delle attività esercitative sulle prospettive di sviluppo dei territori.
  5. la definizione di un percorso condiviso per la valutazione degli eventuali costi da mancati sviluppi alternativi dei Comuni nei quali insistono i Poligoni. Tale valutazione sarà svolta su standard internazionali;
  6. riavvio dei processi di dismissione e acquisizione al patrimonio regionale dei beni immobili del Demanio Militare non più in uso o non più necessari.

Questi punti rappresentano una piattaforma minima di rivendicazioni che dovrà essere messa a punto e dettagliata dalla regione unitamente ai comuni coinvolti.

 

Avete intenzione di coinvolgere, prima della conferenza, il Consiglio e le rappresentanze degli enti locali o altri portatori di interesse?

E’ chiaro ed evidente che l’importanza del tema richiede il massimo del coinvolgimento delle istituzioni rappresentative del popolo sardo, oltre che delle forze politiche, sociali e dei portatori di interesse. L’auspicio è che a partire da questa importante iniziativa della Regione si mobilitino tutti e si faccia un lavoro corale a difesa delle nostre rivendicazioni storiche. Più saremo compatti più saremo in gradi di far sentire alta e forte la nostra voce.

In base all’attuale situazione economica sarda, la presenza di servitù militari così estese è per lei un beneficio o un limite?

Uno dei punti su cui verrà impostata la vertenza riguarda proprio la realizzazione di uno studio che consenta di misurare i costi da mancato sviluppo generati dalla presenza di vincoli è gravami militari e di compararli con i benefici economici indotti dalla presenza delle servitù.

In assenza di una valutazione di tal fatta, che dovrà essere svolta da un soggetto terzo, indipendente e autorevole, si rischia di esprimere giudizi privi di riscontro oggettivo. Personalmente resto convinto che la presenza dei gravami sia un peso insostenibile per molti dei nostri territori ai quali è sostanzialmente precluso o fortemente limitato l’avvio di politiche di sviluppo fondale sulla sostenibilità turistica e ambientale.

Spesso in materia di servitù militari può sembrare che ci sia quasi uno “scollamento” tra quelle che sono le esigenze della popolazione e ciò che arriva ai nostri rappresentanti. Quale sono le istanze giunte sino a voi con più vigore e quali, secondo lei, sono più degne di attenzione?

Io penso che questo occorre ridurre questo scollamento. E che occorra pervenire a soluzioni il più possibile condivise di cui a Regione deve farsi carico. La Regione non può certo rinunciare a svolgere un ruolo di raccordo e di sintesi di tutti gli interessi economici in gioco. Ma vi sono dei punti su cui non bisogna transigere e sono quelli che riguardano la salute delle persone e la qualià ambientale. In passato la Regione è stata un po’ troppo tiepida e ha lasciato a qualche Sindaco il ruolo di avanguardia. La stessa Difesa ha preferito seguire a strada di trattare in modo differenziato con le istituzioni locali. Separando il fronte che invece deve marciare unito: Regione e Comuni devono presentarsi uniti e parlare con un’unica voce.

Che peso viene dato al registro dei tumori della Regione Sardegna nella valutazione dell’interesse pubblico di tutela alla salute? E’ migliorabile, per esempio raccogliendo dati maggiormente circoscritti a zone “particolari” dell’isola?

Mi risulta che la valutazione epidemiologica sia svolta dalle ASL interessate anche se non è molto facile pervenire a risultati certi e inoppugnabili. E’ certo che lo Stato deve farsi carico dei maggiori oneri riguardanti le analisi e gli studi di carattere clinico nei territori maggiormente critici. In questo senso vi sono specifiche richieste in merito.

In una nota pubblicata sul sito del ministero della Difesa si parla di una possibile riconversione e avvio di nuove attività. Come immagina, se lo immagina, un futuro di “riconversione”?

Le possibili attività di riconversione sono tante e differenziate da territorio e territorio. Io immagino che ogni via di riconversione non possa prescindere da una bonifica dei siti anche se questo potrà comportare oneri piuttosto consistenti.

 

Nel Sarrabus è in atto un silente scontro tra chi vorrebbe finalmente conoscere i reali rischi per la salute legati ad attività militari potenzialmente dannose, e chi invece difende strenuamente il proprio diritto al lavoro. Lei che ne pensa?

La vicenda del Sarrabus a cui fai riferimento è piuttosto emblematica. Io non mi sento di esprimere una posizione che solo chi vive e opera in quei territori capisce sino in fondo. Mi onoro di essere amico dell’ex sindaco di Villaputzu Fernando Codonesu che sul tema ha addirittura scritto un libro. Ma conosco bene anche il pensiero del sindaco di Perdasdefogu e di molti abitanti dei Comuni della zona. Credo che occorra fare tutto il possibile per evitare di essere obbligati a scegliere tra la salute e il lavoro e lavorare perché si raggiunga un equilibrato punto d’incontro tra le diverse posizioni.

 

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