Antonella Licheri – Su Potere al Popolo
Antonella Licheri è la segretaria cagliaritana del Partito Comunista Italiano. Ha inviato questo contributo.
Io mi sento innanzitutto di ringraziare le persone che hanno dato fiducia a “potere al popolo” al di là del risultato certamente al di sotto delle aspettative, ma ho percepito uno spirito nuovo, da persone vere, che credono in una nuova fase della politica e della sinistra.
Abbiamo pagato la perdita di orientamento del così detto centrosinistra, la gestione della giunta pigliaru, e del renzismo in sé che tutto può essere fuorché una “cosa” che sostiene e sta accanto alla parte più debole della società. Di certo non ci ha sostenuto la stampa o le televisioni che hanno dato spazio ad una campagna elettorale basata su spot e promesse demagogiche e irrealizzabili o puntando su temi che rasentano il razzismo. Inoltre, la lista e il simbolo di potere al popolo hanno avuto a disposizione un tempo troppo breve per farsi conoscere, e per diffondere il programma. Io posso dire di essere contenta al di là del risultato perché molti sono stati i messaggi d’incidenti ricevuti, per dirci di non fermarci perché abbiamo un buon progetto, perché in quel poco tempo disponibile le persone che ci seguivano si sono appassionate con noi, hanno visto in noi candidati loro stessi con gli stessi problemi da affrontare. E quindi al di là del crollo della sinistra c’è un forte bisogno di sinistra, e la sinistra deve riappropriarsi del suo ruolo, quello di stare tra la gente e lottare per la gente, per il popolo appunto.
É giunto il tempo che la sinistra si renda conto della terra in cui viviamo in cui la povertà economica e sociale ha raggiunto livelli bassissimi e la disparità tra ricchi e poveri ha aperto la sua forbice a dismisura. La miseria, la disperazione, la mancanza di prospettive nel futuro prossimo hanno fatto in modo che il popolo, quello che noi sinistra avremmo dovuto rappresentare e difendere, abbia votato per quei movimenti più vicini alle proprie esigenze. E la sinistra? Intanto perdeva tempo a litigare a frazionarsi a difendere interessi lobbistici, a permettere che venisse smantellato lo stato sociale, che si cancellassero con un colpo di jobs act i diritti dei lavoratori acquisiti in 50 anni di lotte, che si distruggesse il sistema della scuola pubblica, che venisse erosa la sanità pubblica per favorire il settore privato. Che dire poi del sistema previdenziale? La sinistra che ha fatto in tutti questi anni di disastri annunciati? Non è stata certo a fianco del popolo sempre più schiacciato dalla crisi e da un’Europa che con i suoi vincoli impone ai governi solo povertà. Queste sono le gravi colpe della sinistra, ed ha poco da piangere e da lamentarsi se il popolo l’ha disconosciuta.
Anche liberi e uguali, che aveva comunque fra i candidati i vip della “vecchia politica” ha avuto dei risultati insignificanti, o autodeterminazione in Sardegna che ha fatto con tempo un buon lavoro strutturato sul territorio, nonostante il consenso ottenuto è rimasto molto al di sotto delle aspettative.
Con potere al popolo credo che si sia sviluppata una forte spinta per la sinistra vera a riprendersi il proprio ruolo stando accanto alla gente, ascoltando i bisogni e trovando le soluzioni a partire dalle più comuni. Allora, solo se riprende da qui la sinistra si potrà risollevare.
In riferimento alla questione sarda, all’esigenza di autodeterminazione del popolo sardo, il problema esiste ed il modo di affrontarlo va trovato proprio partendo da quei diritti strettamente connessi alle condizioni territoriali e ambientali della Sardegna, alle risorse naturali come bene comune, alla continuità territoriale sempre. Ritengo quindi valide le ragioni di una forte e debita autonomia, i punti critici di quella attuale, se così possiamo definirla, sono numerosi in quanto non ancora adeguati alle ragioni della specialità sarda. Occorre ridefinire l’autonomia tenendo conto dei problemi specifici perché si possa parlare concretamente di autonomia che dovrebbe riguardare sia l’ambito fiscale che gli altri ambiti della vita politica . Esiste ancora forte un problemi a di riconoscimento della diversità, ossia la necessità di riconoscere la nostra identità territoriale. Occorre un forte impegno da parte della sinistra per progettare un modello di sviluppo territoriale basato sui principi della sostenibilità e della redistribuzione della ricchezza, questo mi sembra un approccio di sinistra.