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Riflessioni sull’ecobonus: a chi giova? – di Ignazio Carta

Puoi ristrutturare la tua casa e migliorare l’efficienza energetica ottenendo un rimborso del 110% in cinque o quattro anni: che invenzione l’Ecobonus!

Chi non vorrebbe usufruirne, ristrutturare la propria casa installando i migliori dispositivi per coibentarla e climatizzarla, godere del massimo comfort e risparmiare sulle bollette, il tutto gratis e magari guadagnandoci anche!? Peccato che per ora si riveli per lo più una chimera per la maggior parte delle persone, che per un motivo per l’altro non possono accedervi. Per alcuni invece, che chiameremo privilegiati, rappresenta una panacea, non è difficile individuarli: ne approfitteranno sicuramente le banche, le grosse imprese di costruzioni… e poi chi ha le conoscenze tecniche, lo spirito di iniziativa giusto, e magari una casa già in regola con le norme edilizie, i soldi da anticipare per i lavori; insomma, un’occasione soprattutto per i soliti ricchi e privilegiati.

Mi pare ci siano troppi elementi che non quadrano:In Italia ci sono 25 milioni di nuclei familiari, e circa 30 milioni di abitazioni ricadenti in 15 milioni di edifici, senza contare gli edifici pubblici.Se anche solo la metà dei proprietari di abitazioni volesse migliorare l’efficienza energetica, ipotizzando una spesa media di 50.000 euro ad abitazione, lo Stato dovrebbe rimborsare un importo complessivo di circa 825 miliardi di euro, mentre i fondi stanziati finora sono meno di 15 miliardi. Si rischia di ottenere un risultato insignificante e di fare un buco nell’acqua.

A mio parere, se l’obiettivo è quello di migliorare l’efficienza energetica degli edifici, e nel contempo far ripartire il comparto edilizio e l’intera economia dell’Italia, sarebbe più logico e utile impostare come minimo un programma non per 2 anni, ma a lungo termine (almeno per una decina di anni, per cominciare), partendo:

1) dalle periferie e dalle case più malmesse, dai cittadini con minor reddito o incapienti, in cui lo Stato potrebbe contribuire direttamente fino al 100% delle spese, utilizzando il 10% per un riassetto urbanistico dei quartieri degradati;

2) scalando gli incentivi in base al valore catastale delle abitazioni e alla ricchezza dei beneficiari, dal 90% per chi possiede solo un’abitazione e un piccolo reddito da lavoro, fino allo zero% per società e patrimoni milionari: ecco una vera patrimoniale indolore che contribuirebbe ad una vera redistribuzione dei redditi e a far fronte alle esigenze di tutti gli italiani;

3) eliminando i tanti ostacoli burocratici attuali, ma ponendo la condizione che gli interventi portino a eliminare gli abusi edilizi, anzi si dovrebbe cogliere l’occasione per realizzare un risanamento generale e una valorizzazione del patrimonio edilizio a partire dai centri storici, soprattutto al Sud.

4) Inoltre, gli interventi di efficientamento energetico dovrebbero tendere al massimo livello tecnologico, con l’utilizzo dei migliori sistemi per l’abbattimento di emissioni inquinanti, mirando se possibile direttamente alla classe A degli edifici e non solo al miglioramento di due classi (ora come ora è sufficiente passare dall’ultima classe energetica, la G alla E).Per le nuove costruzioni tale obiettivo dovrebbe essere posto già in partenza.In questo modo, con un programma di una ventina d’anni si riuscirebbe, credo, a recuperare e migliorare gran parte del patrimonio edilizio italiano, con il minimo sforzo e il massimo risultato, realizzando una crescita economica mai vista e superando gli obiettivi per il superamento del gap climatico.

5) Ancora, lo Stato italiano dovrebbe incentivare l’utilizzo di produzioni sempre meno inquinanti, di materiali di origine naturale, stimolando la ricerca e l’industria italiane, mettendoci magari del proprio con l’agevolare la riconversione di quella parte dell’industria degli armamenti inutili ora mantenuta artificialmente dallo Stato.

Allora sì che si otterrebbe una vera transizione energetica e una vera crescita sostenibile!