Qualche giorno fa alcune compagne e compagni, tra cui Lorenzo Tecleme, mi hanno chiesto di commentare la loro presa di posizione sul tema “energia in Sardegna”.
Premetto che sto frequentano poco le assemblee di movimento, perché tra lavoro, famiglia, studio, sindacato, attività politica in Sardegna chiama Sardegna, non è che mi rimanga molto tempo.
Cerco, in ogni caso, di rispondere punto su punto.
In premessa, sono convinto che ci siano posizioni tra di noi non sovrapponibili, ma assolutamente vicine, e che sia abbastanza semplice arrivare ad una sintesi.
Sul #negazionismo: sono pronto a prendere l’impegno che chiedete.
Sull’#analisi: sono d’accordo che la transizione impatterà sul paesaggio, spero in meglio, ma comunque impatterà.
Sulla proposta di governo: ci stiamo lavorando come #ScS, magari aiutateci.
Sulla #moratoria: non sono d’accordo. Io vivo la moratoria esattamente, come scrivete voi, come “uno stop provvisorio alle autorizzazioni”. Lo chiedo con maggiore forza ora che sono all’opposizione e mancano una manciata di mesi alle elezioni, con la speranza che dopo le elezioni tutto cambi, si faccia il PEARS e l’ASE (Agenzia sarda per l’energia), e si realizzi una transizione democratica, che fa stare bene la gente. Non capisco dove sta il problema. Tra 5 mesi si vota, per ora blocchiamo tutto, e poi ripartiamo, con grande decisione e velocità.
Però non dobbiamo diventare il produttore di energia per l’Italia o l’Europa, almeno fino a quando questo non significa inondare di soldi ogni singola sarda e sardo. Perché, nel XXI secolo, la vera ricchezza è il sole, il vento, il mare, e noi ne abbiamo in abbondanza.
Sul #fossile ed il #metano vi do ragione. Da anni sono in una specie di “black list” nel mio sindacato, la #CGIL, perché tutti sanno che sono contro la dorsale, e lo sono almeno dal 2018.
Sulla Agenzia sarda per l’energia: aiutate ScS a dare “contenuto”, come scrivete.
Anche a me lo status qua fa orrore, ma qua si sta dando attuazione ad un preciso disegno che trasformerà la Sardegna in una colonia energetica. Bisogna fermarlo e ripartire velocemente in altro modo.
Da ultimo, al nostro variegato mondo chiedo #unità. Mi sembra davvero terribile e controproducente che, nelle piazze e alle elezioni, ci facciamo le pulci tra di noi e non troviamo insieme i punti sui quali far crescere un movimento di massa