ELEN enrico lobina

L’importanza del movimento linguistico e la lingua sarda. Intervista con Davyth Hicks

Davyth Hicks è uno dei fondatori, nonché il segretario generale, della ONG (Organizzazione Non Governativa) ELEN (European Language Equality Network, Rete per l’Eguaglianza Linguistica Europea).

ELEN rappresenta 45 lingue, con 166 organizzazioni affiliate in 24 stati. Ad ELEN è riconosciuto lo status consultivo all’interno del Parlamento Europeo, del Consiglio Europeo, delle Nazioni Unite e dell’UNESCO.

David ha accettato di rispondere alle nostre domande, e speriamo che sia solamente il primo atto di una forte partnership.

D: Davyth, sei il segretario generale di ELEN. Prima di esaminare i temi più di attualità di cui vi state occupando, vorrei farti una domanda generale: quale è, a tuo modo di vedere, la relazione tra lingua e liberà? Se in una città, in un territorio la lingua di quel territorio non è insegnata a scuola e non è usata nei media, possiamo parlare di una città e di un territorio “liberi”?

L’obiettivo globale, generale di ELEN è che si possa vivere le nostre vite nelle nostre lingue in tutti i domini sociolinguistici. Ciò comprende i media e l’educazione. Se è normale per uno sloveno andare ad una scuola media slovena in Slovenia perché non è possibile per un bretone andare ad una scuola che insegni in bretone in Bretagna? Se è normale per un lituano andare in una scuola media finanziata dallo Stato di lingua lituana perché non è possibile per un sardo andare in una scuola media di lingua sarda finanziata dallo Stato? Perché, se l’Europa parla e scrive riguardo la protezione e l’eguaglianza della diversità linguistica, poi succede il contrario nella cosiddetta Europa progressista del XXI secolo? Perché le nostre lingue sono trattate in modo così differenti, perché ci discriminano, perché i nostri figli sono discriminati quando vogliono parlare o imparare le nostre lingue, e perché l’uguaglianza delle lingue non è la normalità? Tu mi chiedi se siamo liberi, ma cosa vuol dire concretamente? La maggioranza di noi cosiddetti parlanti una lingua territoriale non possiamo vivere le nostre vite nella nostra lingua e lottiamo contro la discriminazione se proviamo ad usarle, per cui no, non siamo liberi sotto questo punto di vista. La situazione è così grave che molte delle nostre lingue sono definite “in pericolo”.

D: Cosa è ELEN? Quando è nata e quali sono le sue sfide più importanti?

ELEN è l’organizzazione internazionale della società civile per la protezione e la promozione delle lingue territoriali europee. E’ stata fondata nel 2012 dalle organizzazioni componenti il “European Bureau for Lesser used Languages (EBLUL)”, l’Ufficio europeo per le lingue meno utilizzate, e da molte altre rilevanti organizzazioni attive sui temi linguistici. Al momento contiamo 166 affiliati che rappresentano 45 lingue in 24 stati europei. ELEN è stata fondata per garantire che ci sia una equa rappresentanza delle lingue territoriali europee a livello internazionale, europeo e statale. I diritti linguistici sono diritti umani e lavoriamo per fare in modo che questi diritti siano rispettati.

Le nostre sfide più importanti sono la sistematica discriminazione contro le nostre lingue, il bisogno di invertire il processo di indebolimento delle lingue territoriali, il recupero linguistico, e la mancanza di supporto da parte degli stati e della UE nelle azioni da realizzare per affrontare queste sfide. Tutto questo si pone in contrasto con un contesto di massiva perdita della diversità linguistica globale ed una radicata mentalità “monolingua” di molti stati.

D: Avete lavorato molto in Francia ultimamente per promuovere la “legge Molac”, la quale è stata alla fine votata dal Parlamento francese. Quali sono i suoi contenuti?

Il disegno di legge Molac, approvato a larga maggioranza (247 voti a favore, 76 voti contrari) dalla Assemblea Nazionale nell’aprile del 2021, ha stabilito le seguenti disposizioni per le lingue territoriali:

  1. L’educazione immersiva è possibile per le scuole finanziate con fondi pubblici. Sino ad oggi era permessa nelle scuole private (Diwan, Calandreta, La Bressola etc.). L’educazione immersiva è riconosciuta a livello globale come il metodo migliore per garantire la fluidità nell’utilizzo della lingua territoriale, garantendo al contempo livelli eccellenti riguardo la lingua statale.
  2. Prevede un sostegno finanziario da parte dei comuni per i bambini che frequentano le scuole bilingui o le scuole private immersive o che non hanno queste scuole nella loro area comunale.
  3. La generalizzazione dell’insegnamento della lingua “regionale” dall’asilo nido alle scuole superiori, solitamente finora riconosciuta come un soggetto opzionale nell’attuale curriculum.
  4. Il riconoscimento ufficiale della cartellonistica bilingue nei palazzi pubblici, nei segnali stradali, nonché il rafforzamento della comunicazione istituzionale bilingue.
  5. La scrittura ortografica dei cognomi e dei nomi personali rispettando la particolarità di ogni lingua, in particolare riguardo l’uso dei diacritici, è ora autorizzata, per esempio il nome Fañch.
  6. Le lingue territoriali sono riconosciute quali eredità culturale intangibile che la Francia deve proteggere e promuovere. Viene riconosciuto lo status di “tesoro nazionale” a manufatti di particolare interesse come gli antichi manoscritti o le registrazioni, le quali beneficeranno di un regime di protezione speciale.

D: cosa è successo dopo? Cosa ha deciso la Corte Costituzionale?

Un piccolo gruppo di deputati de LaREM (La République En Marche!)  con base a Parigi, di cultura giacobina, riunitosi intorno al ministro Blanquer, in modo controverso ha teso un agguato alla nuova legge, nonostante avesse un vasto supporto trans-partitico, inviandola alla Corte Costituzionale per un controllo di costituzionalità. Questa azione ha diviso il partito LaREM e potrebbe rivelarsi una mossa spettacolare architettata da Blanquer contro il suo stesso partito alla luce delle prossime elezioni regionali.

La Corte Costituzionale, composta da politici parigini pensionati, ha deciso che:

  1. La scuola immersiva è anticostituzionale perché contravviene l’articolo 2 della Costituzione, il quale stabilisce che la lingua della Repubblica è il francese e quindi, secondo loro, anche le scuole finanziate dallo stato devono essere in francese;
  2. L’uso dei diacritici o degli accenti delle lingue territoriali è anticostituzionale per la stessa ragione.

Troviamo questa decisione inaccettabile. Con questa decisione la Corte ha posto tutta l’educazione immersiva in pericolo, stabilendo che i bambini non possono usare la loro lingua neanche nei campi da gioco, o che i genitori non possono dare ai loro figli i nomi propri delle loro lingue. Mentre il presidente Macron è intervenuto a supporto della legge, ora siamo in attesa del report della “Mission Castex” il quale dovrà definire con precisione il contesto giuridico riguardante la costituzionalità dell’educazione immersiva. Stiamo lavorando con colleghi e colleghe a livello di Nazioni Unite e di Consiglio d’Europa riguardo la violazione da parte della Corte Costituzionale dei trattati internazionali sui diritti umani, in quanto la sentenza non rispetta il principio della libertà di espressione, dei diritti dei fanciulli, dei diritti delle minoranze e così via. Una volta che sapremo che la posizione legale è confermate saremo pronti per lanciare una campagna, se necessario presso le istituzioni internazionali, per denunciare il mancato rispetto dei diritti umani in Francia.  

D: tu lavori a Bruxelles. Quale è la tua opinione riguardo la posizione della UE nei confronti delle lingue territoriali, anche alla luca di quanto è avvenuto recentemente nella storia catalana?

La Unione Europea potrebbe sicuramente fare molto di più e molto meglio, ed è qualcosa sul quale continuiamo a lavorare. Il recente rifiuto di approvare una legislazione a tutela della minoranza linguistiche e delle minoranze nazionali, dopo che la stessa era stata sostenuta da una vasta ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei), è stato un punto molto basso delle istituzioni europee. Dobbiamo però ricordare che la UE ha le sue mani legate dalla norma per cui solamente gli stati membri hanno competenza riguardo la politica linguistica interna. Così se la Francia vuole spazzare via le proprie lingue territoriali, così come sta cercando di fare, la UE può fare ben poco. Una parte del nostro lavoro è cercare di fare cambiare posizione alla UE. Sosteniamo che se la UE può proteggere piante e pesci deve proteggere anche le lingue territoriali, molte delle quali sono in serio pericolo. La UE lavora contro la discriminazione basata sulla razza e sul genere, ma non contro la discriminazione che avviene su basi linguistiche, ma non spiega perché compie questa esclusione.

D: cosa pensi della lingua sarda

La amo, e amo essere in Sardegna. Mi piace sentirla usare quando sono là, e la sosteniamo pienamente – anche se non la comprendo. Sono interessato a saperne di più riguardo gli attuali livelli di trasmissione intergenerazionale e l’attuale offerta di educazione immersiva in lingua sarda, nonché sulla sua presenza nei media etc.

D: come possiamo partecipare in Sardegna al movimento linguistico che combatte per l’eguaglianza? Come possiamo unire le nostre energie?

ELEN è composto da organizzazioni, per cui il modo migliore per i singoli è di entrare a far parte o sostenere i nostri componenti sardi: Comitadu pro su Sardu Ufitziale e Babel Film Festival.

Le associazioni e le organizzazioni in generale possono anche chiedere di entrare a far parte di ELEN tramite una domanda al comitato direttivo di ELEN o mediante le nostre due organizzazioni sarde che ne fanno parte.

ELEN sta spingendo per la ratifica italiana della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, così come per lo sviluppo di una legislazione specifica sarda che sostenga il recupero linguistico del sardo e la sua normalizzazione e, quindi, accogliamo con favore ogni supporto proveniente dalla Sardegna.