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Neo interventismo pubblico in economia – di Fabio Atzeni

È auspicabile che il 2021 sia l’anno in cui vedano la luce iniziative pubbliche strutturate a sostegno dell’economia.

Ci sono parecchi segnali in tal senso, anche collegati alla situazione di crisi globale dovuta agli effetti della pandemia mondiale, provenienti da diversi soggetti, anche da quelli in genere più ostili all’intervento pubblico, sulla necessita di interventi utili a rilanciare l’economia.

Le banche centrali hanno già creato le condizioni per incentivare gli investimenti attraverso importanti immissioni di liquidità, corposi acquisti di titoli di stato e allentamento delle rigidità sul sistema creditizio, ma evidentemente l’effetto prodotto, ossia la riduzione pressochè totale del costo del denaro, non è stato sufficiente a stimolare gli investimenti.

Serve, a supporto, l’intervento degli Stati per assicurare posti di lavoro e crescita inclusiva e costante.

Ma come la mettiamo con le politiche del rigore finanziario, in particolare di quelle dei vincoli all’indebitamento? Hanno fallito? Sono state superate?

In parte hanno fallito perché hanno costretto ad adottare tagli che si sono rivelati nocivi in diversi settori – sono sotto gli occhi di tutti quelli connessi alla sanità – ma certamente sono superate dalla necessità impellente di stimolare l’economia. Può servire da termine di raffronto la crisi finanziaria del 2008 a seguito della quale sono stati posti in essere stimoli economici pubblici evidentemente troppo brevi per poter essere realmente efficaci.

In questo ambito è importante la posizione assunta persino da una importante rappresentante del Fondo Monetario Internazionale, Gita Gopinath, che collabora con la Direttrice del Fondo. Gopinath, in una intervista di qualche settimana fa al Financial Times, riportata dal Corriere della Sera, sottolinea la necessità di maggiori investimenti pubblici per progetti di alta qualità.

“Una lezione importante che abbiamo imparato dalla crisi finanziaria è che la politica fiscale ha un ruolo essenziale nella ripresa. E ogni aumento del debito non getta i semi della distruzione” ma risulta essenziale in un momento in cui “con i tassi di interesse bassissimi per molto tempo, l’incertezza è tale da frenare comunque gli investimenti privati”. Queste parole sembrano suonare come una richiesta di aiuto proveniente dalla politica monetaria affinché gli Stati scendano in campo per adottare politiche pubbliche incisive e strutturate per stimolare con decisione l’economia.

Ma in quale misura e in quali ambiti possono essere effettuati gli investimenti pubblici?

Secondo la Gopinath la misura dell’intervento è data dalla sostenibilità del debito e dalla programmazione a medio e lungo termine. Il debito può considerarsi prudente se la sua crescita è inferiore a quella del prodotto interno lordo (PIL) in modo che il rapporto debito/PIL sia in decremento.

Quanto agli ambiti di intervento, l’economista indiana ne indica in particolare due: la sanità, in relazione alle esigenze di cure e vaccinazioni, e l’ambiente per la questione climatica. Rispetto alla questione climatica la Gopinath indica tre possibili modalità di intervento: “investimenti verdi, disincentivi fiscali all’uso del carbonio e compensazioni per le famiglie a basso reddito in modo che la transizione non sia regressiva”.

Considerati i dubbi sulla tempistica della transizione climatica, l’economista sostiene che l’incentivo alla produzione avrebbe l’effetto di velocizzarne l’evoluzione.

Si tratta, agli occhi di chi considera il Fondo monetario internazionale il tempio del rigore, il soggetto contro cui si marciava nelle proteste da studenti per far valere i diritti dei più deboli, di una svolta importante. E’ legata certamente alla crisi e alla consapevolezza che le politiche pubbliche sono necessarie per stimolare l’intero sistema economico, ma che fornisce un impulso ulteriore agli Stati per orientarsi verso questa Direzione.

Stupisce che arrivi proprio da lì questo importante stimolo ma è evidente che interi settori economici come la sanità e l’ambiente necessitino di una programmazione pubblica costante e di medio respiro, senza i quali, l’intero sistema economico non si sostiene.

Si può e anzi si deve intervenire con importanti politiche pubbliche, al fine di creare posti di lavoro e fornire l’impulso ad un nuovo sviluppo più giusto e sostenibile. Da subito, già dal 2021!!