Non chiamiamolo MAMMO, non chiamiamolo SUPEREROE, ma semplicemente PAPA’ o BABBO. Il nome ha una grande importanza per l’attribuzione e il riconoscimento del ruolo.
Sono tanti e sempre di più i padri che rivendicano uno spazio, il loro, nell’accudimento, nell’educazione, nel gioco e più in generale nel rendersi protagonisti e non comparse della crescita dei propri figli e delle proprie figlie.
Da un po’ di tempo a questa parte seguo con attenzione ed interesse un sito in cui i papà raccontano e si raccontano come genitori. Il sito è www.superpapa.it che “nasce nel 2010 da un’idea di Silvio Petta, un giovane papà informatico, che inizia a raccontare l’amore per i suoi figli Simone e Gabriele.
La pagina Facebook nasce per hobby, per testimoniare la voglia di questo papà di avere un ruolo centrale nella vita dei propri figli, superando gli stereotipi tradizionali che lo vedono relegato in un ruolo educativo secondario rispetto a quello della mamma”.
Questo sito è una idea bella, originale ma soprattutto utile.
Si parla di famiglie, scuola, tempo libero e vita di coppia. Al centro è il punto di vista maschile: i papà impegnati nelle attività domestiche, che in passato erano di esclusiva prerogativa femminile.
E in questo momento di emergenza COVID-19 diversi sono gli articoli di natura sanitaria e altri che trattano di attività ludico ricreative per intrattenere i più piccoli e le più piccole costretti a stare in casa.
Oggi la società è cambiata: proviamo a chiudere gli occhi e a pensare a 10/15 anni fa. Per strada non era solito incontrare un papà con un passeggino o con la fascia contenente un neonato. Adesso questa immagine non è più una novità ma è quasi la normalità. Vedere un papà che accompagna il proprio bambino o la propria bambina a scuola, alle attività extrascolastiche (sport vari ma anche cinema e teatro) è molto più comune.
Non dico che in passato non ci fossero papà “accudenti” e/o presenti nella vita dei propri figli e delle proprie figlie ma è cambiata l’immagine. La mia generazione (anni ‘70/80) ha visto papà molto impegnati nel mercato del lavoro e nelle lotte per la rivendicazione di diritti sociali. Ha visto uomini che hanno lottato per i diritti delle donne ma che, nella maggior parte dei casi, proponevano all’interno delle loro famiglie modelli tradizionali in cui anche se la donna lavorava doveva svolgere la doppia attività (professionale e familiare). Questa condizione sta gradualmente cambiando: la tendenza è il crescente coinvolgimento di tutti i componenti della famiglia nelle attività domestiche e di accudimento. C’è ancora tanto da fare perché la prevalenza delle attività domestiche e di cura rimangono di appannaggio femminile ma siamo, a mio avviso, sulla buona strada.
Per esempio, quando in famiglia arriva un bebè, entrambe le automobili, di mamma e papà, vengono dotate del seggiolino previsto dalla normativa. Mi fa sorridere e tanto piace vedere macchine di grossa cilindrata, solitamente di proprietà di uomini, con dentro il seggiolino o l’adesivo “Bebè a bordo”. E’ una immagine positiva e molto rassicurante. Così come è positivo vedere i nonni (uomini) quali validi sostituti di mamme e papà.
E’ però interessante notare, nella vita di tutti i giorni, come i ruoli tradizionali siano ancora da scardinare: in ospedale ci si rivolge alla mamma per l’anamnesi del bambino o della bambina. Alla mamma si chiedono informazioni su patologie e sulla storia personale: a che età è spuntato il primo dente? Quando ha iniziato a parlare o a camminare? I fasciatoi e/o i wc a misura di bambino/a (quando presenti) sono solitamente posizionati nei bagni delle donne. Solo in poche piscine o palestre ci sono gli spazi misti, quelli in cui i papà possono occuparsi delle loro figlie femmine o le mamme dei figli maschi. Nelle strutture dove la prevalenza delle frequentazioni riguarda un genere piuttosto che un altro notiamo che anche gli spogliatoi sono ad accesso “esclusivo”.
In piena epidemia del coronavirus leggiamo diversi messaggi che girano sui social:
Ansa: dopo conferma chiusura scuole, le mamme colte da arresto cardiaco salgono a 457. Era meglio il virus.
E ancora
Scommettiamo che se continuano a tenere chiuse le scuole il gruppo WhatsApp delle mamme trova il vaccino per il coronavirus?
A parte l’aspetto goliardico, necessario a demonizzare questo momento di emergenza sanitaria, notiamo che dietro le vignette, i messaggi o i video trasmessi sui social si nascondono ancora tanti pregiudizi e discriminazioni.
Come se alcune tematiche, quale per esempio chi si deve occupare dei bambini e delle bambine quando le scuole chiudono, siano una prerogativa femminile.
Il problema è della famiglia, la criticità deve riguardare entrambe le parti, sia la madre che il padre.
Quindi seppur la nostra società ci restituisce un’immagine nuova, rispetto ad un decennio fa, di papà più accudenti e presenti nella vita dei loro figli e delle loro figlie, la consuetudine è ancora fortemente radicata in termini di distinzione di ruoli.
Spetta alle nuove generazioni fare un passo avanti: i papà devono farsi promotori del cambiamento, far sentire le loro ragioni per usufruire dei diritti previsti dalla normativa (congedi parentali, permessi, part time, lavoro agile, ecc.) e il loro ruolo nella società come conoscitori, al pari delle mamme, della vita dei loro figli e delle loro figlie.
Sono fiduciosa che il numero di superpapà aumenti nel tempo e considerato che il 19 marzo si celebrava la loro festa auguro, a tutti i padri, che possano emanciparsi dal loro ruolo e rappresentare un esempio di rispetto e di amore per la loro prole!
PS. Vedi gli altri articoli di Alessandra Fantinel, per esempio http://www.enricolobina.org/situ/limportanza-del-linguaggio-di-alessandra-fantinel/