Sardegna chiama Sardegna ha chiesto ai suoi componenti di avviare una discussione collettiva su quali conseguenze ha la nuova amministrazione Trump su noi e sul nostro futuro.
La brutalità della fase attuale (vedi Ucraina e genocidio del popolo palestinese, ora spostatosi sulla Cisgiordania) fa un salto di qualità sistemico, e di lungo periodo, con l’insediamento del governo Trump.
Per avere un quadro il più chiaro possibile della fase storica che viviamo è utile fare interagire tra loro diversi approcci. Si tratta di diversi modi di analizzare la realtà, qualunque cosa essa sia, i quali si incontrano per potersi insieme avvicinare sia ad una comprensione dello stato di cose presenti sia alla elaborazione di proposte concrete di azione e di impegno collettivo.
Gli approcci che propongo sono un approccio materialista, verrebbe da dire marxista, un approccio multicentrico, e cioè non-occidentalocentrico, e l’attenzione agli aspetti “ipnocratici” relativi alla creazione del consenso[1].
Approccio materialista
Le condizioni materiali di vita, e l’insieme delle relazioni sociali di una persona, di qualunque natura essa siano, hanno ancora oggi un ruolo fondamentale nella definizione della realtà per quella persona.
Non c’è alcuna linearità diretta tra la materialità della vita e la postura verso questa e le relazioni sociali che la sovraintendono, ma neanche una disconnessione completa. Al contrario.
È un approccio materialista anche registrare gli enormi sommovimenti conosciuti dal capitale negli ultimi anni e decenni, dovuti alla continua ricerca di modi di riproduzione, al rialzo, dei saggi di profitto: dalla finanziarizzazione alla apertura di nuovi mercati di sfruttamento neocapitalista (dalle città ai social netowrk, dai satelliti all’intelligenza artificiale), dallo strapotere dei fondi di investimento alle criptovalute.
Approccio multicentrico
Il mondo, dal punto di vista produttivo e demografico, è enormemente cambiato negli ultimi decenni. L’Europa occidentale conta poco per i popoli del mondo. Tra questi popoli alcuni non devono subire il rapporto di sudditanza militare ed economica che l’Europa occidentale ha nei confronti degli USA. In Asia, in Africa ed in America Latina i popoli ed i loro governi hanno sviluppato posizionamenti e atteggiamenti diversificati rispetto agli Stati Uniti. Aumenta prepotentemente d’importanza la pretesa di un mondo multipolare, in cui ci si confronti da pari a pari. L’istituzione BRICS+[2] è solamente una delle spie del grande evento del XXI secolo: passare da un mondo unipolare a uno multipolare.
Attenzione agli aspetti “ipnocratici”
Negli Stati Uniti, in Europa occidentale e in altre realtà, la costruzione del consenso sulla base delle emozioni e dell’alterazione degli stati di coscienza, è pratica comune da decenni. Come scrive l’articolo citato il “discorso di Trump rappresenta l’Ipnocrazia nella sua forma più compiuta: un sistema dove il potere non opera più attraverso la forza o la persuasione razionale ma attraverso la manipolazione degli stati di coscienza collettivi”.
Questa impostazione diventa ancora più cupa se teniamo a mente quanto oggi possa fare, anche in termini predittivi, l’intelligenza artificiale, e quanto sia in mano a potentissimi imprenditori privati.
Prima di discutere “cosa fare”, qualche appunto su cosa sono gli Stati Uniti e cosa vuole Trump
Cosa sono gli Stati Uniti
Gli Stati Uniti nascono in modo completamente diverso rispetto agli stati dell’Europa occidentale, nonostante vi siano legami culturali profondi, dovuti all’emigrazione secolare da una sponda all’altra dell’Oceano.
Gli Stati Uniti nascono col genocidio degli indiani d’America, e con la convinzione costitutiva che sia stato giusto farlo, per via di una superiorità bianca, puritana, che fa si che gli statunitensi siano “il popolo eletto”. Poco importa che moltissimi di loro abbiano origini non pure. Conta entrare nel cerchio dei puri.
Il suprematismo bianco di Trump e Musk ha radici profonde.
I rapporti col resto del mondo vengono letti attraverso questa lente. A differenza di Russia, Cina e India e qualche centinaio di altri Stati, gli Stati Uniti non concepiscono relazioni tra stati “alla pari”. Loro stanno più in alto.
Cosa vuole Trump
Trump abbandona l’atlantismo per abbracciare un feroce nazionalismo economico e finanziario. Le colonie, Europa occidentale in primis, verranno spremute e contribuiranno a mantenere l’enorme ricchezza statunitense, saldamente in mano a un numero ristrettissimo di cittadini.
Aggiungo che l’enorme investimento in IA (Intelligenza Artificiale) annunciato qualche giorno fa, la volontà di partecipare al controllo di Tik Tok, l’impegno di Musk (padrone di X) per la vittoria di una internazionale nera (dalla Germania alla Gran Bretagna, dal Venezuela alla Bolivia) oltre i luoghi in cui già comanda (Argentina, USA, Italia), la disponibilità di Meta, Amazon e delle altre big tech di fare quanto verrà loro chiesto, è tutta volta ad affermare un controllo ferreo sulla capacità “ipnocratica”.
Qualche proposta
Che fare, di fronte a tutto questo?
Per ragioni di brevità e di comodità di comunicazione tra noi, proviamo ad essere schematici:
- Aprire una battaglia campale contro Trump, Musk ed il trumpismo. Vanno politicamente, economicamente e culturalmente neutralizzati e poi sconfitti. Coesistere non è possibile. Mantenere un “rispetto istituzionale” è senza senso;
- Proporre una vasta alleanza, di carattere europeo, basata su una nuova sovranità europea. Si blocchi la fuga di capitali verso gli USA, si sostengano i produttori che reinvestono in loco, si promuova una dottrina di politica estera e interna autonoma dagli USA, si faccia la pace con la Russia e si stabiliscano relazioni di cooperazione “win-win” nel resto del mondo, a partire dalla Cina. Di questa alleanza facciano parte le borghesie nazionali non vendute (se ancora esistono), e tutti gli strati di popolazione ed i loro corpi intermedi che dall’attacco all’Europa di Trump ci perdono e ci perderanno. La fase politica che si apre è inedita. Ergiamoci noi a sostenitori della cooperazione economica internazionale e del diritto internazionale (immediate sanzioni allo stato genocidiario israeliano);
- Così come a inizio novecento alcune attività economiche strategiche vennero nazionalizzate (acqua, elettricità, trasporti), la stessa cosa è da fare oggi con: motori di ricerca, social network, sistemi satellitari, intelligenza artificiale. Se non vogliamo usare il termine nazionalizzare, usiamo pubblicizzare, ma il ragionamento non cambia.
- Su social network faccio mio recenti proposte di Pablo Iglesias, sul creare dei social network nostri, e su quanto scritto da Claudio Riccio qui, anche in merito alla comunicazione in generale;
- Emancipiamoci dai nostri nemici, facciamolo saggiamente e velocemente. Come scritto in una chat di ScS, “la stessa ScS senza Whatsapp, Zoom, Google Drive, Apple e Microsoft avrebbe difficoltà a comunicare”;
- In Italia, e in Sardegna, promuoviamo una grande apertura: siamo pronti a discutere con chiunque, ma con questi punti fermi. Sarò stato poco attento io, ma non ho sentito Elly Schlein o Giuseppe Conte ragionare su come è cambiato il mondo negli ultimi mesi;
- A proposito di Sardegna, vogliamo continuare ad essere oggetto, o vogliamo assumere una soggettività? L’esperienza Todde, finora fallimentare su tutti i fronti, si salva forse sulla comunicazione (forte anche di un ufficio stampa di 10 persone, forse più di quanti ne ha Giorgia Meloni), ma da sola la nebbia comunicativa non basta.
[1] Cfr. https://www.tlonletter.it/p/analisi-del-discorso-ipnocratico?fbclid=IwY2xjawH7mhpleHRuA2FlbQIxMQABHdQYhoTsxsTARvxVnAHpzCZZBPdPTqmGfGxiE8C1e-seXvTMlIqt1aLUUw_aem_S13rxLxZCLqcJsYPhZhFJA&sfnsn=scwspwa
[2] Cfr. https://infobrics.org/ e https://www.brics-russia2024.ru/en/