Probabilmente la digitalizzazione, insieme con il cambiamento climatico, sono i più importanti cambiamenti sociali del nostro secolo.
La digitalizzazione ha profondamente cambiato il nostro mondo, e continuerà a farlo, e i governi locali e centrali, insieme a tutti i servizi pubblici, sono una parte importante della nostra società, ovunque nel mondo. Sono importanti per i lavoratori che al suo interno operano, nonché perché “disegnano” l’intera società.
Da una parte, la digitalizzazione può portare alla privatizzazione ed all’impoverimento dei servizi pubblici, all’interno di una cornice ben descritta da Shoshana Zuboff nel suo seminale libro “Il capitalismo della sorveglianza: il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri”.
D’altra parte, lo sviluppo tecnologico e la digitalizzazione possono portare ad un aumento enorme della qualità e della quantità dei servizi pubblici. Basti pensare a cosa l’intelligenza artificiale (AI in inglese, cioè artificial intelligence) potrebbe fare se fosse utilizzata a fini pubblici ed in modo trasparente[1].
C’è una lotta in corso. Possiamo vincere noi o loro, e la dobbiamo giocare fino in fondo, per noi e per chi verrà dopo di noi.
Il controllo dei dati, il divario digitale, il colonialismo digitale, i sistemi di riconoscimento facciale, i rischi sottolineati dal documentario “the social dilemma”, sono temi che devono interessare il sindacato, perché interessano tutti i lavoratori.
Il sindacato internazionale PSI (Public Service International), al quale aderisce la FP CGIL, insieme al sindacato europeo di riferimento (EPSU) ha cominciato un percorso di conoscenza e formazione, lungo 3 anni, indirizzato ai leader sindacali, che poi devono a cascata innervare delle loro conoscenze ogni organizzazione in tutti i suoi livelli, proprio su questi temi.
Sono stati preparati manuali, piani di azione, esempi di buone pratiche. È stata creata una tassonomia, cioè una classificazione di cosa intendiamo con digitalizzazione nei servizi pubblici. Una tassonomia è necessaria perché dentro il mare della digitalizzazione c’è moltissimo: dal lavoro agile al lavoro da remoto, dal controllo a distanza al furto di miliardi di dati che vengono utilizzati da grandi aziende private per “predire” i nostri comportamenti, dal diritto all’utilizzo dei dati dei lavoratori a come la digitalizzazione ed i dati possono aiutare nel lavoro di cura.
In Europa, e in Italia, la contrattazione collettiva, e la contrattazione sociale, nonché l’azione generale della Confederazione, possono fare moltissimo.
Abbiamo peraltro uno strumento, il GDPR, e cioè il Regolamento n. 2016/679 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati, il quale è oggi considerato il migliore (seppur migliorabile) strumento legislativo a disposizione al mondo per difendere i propri dati.
Bisogna sfruttare il GDPR, ed andare oltre. Governare l’algoritmo, scegliere noi cosa gli algoritmi devono poter considerare, è di vitale importanza. Sembrano ragionamenti astratti, ma poi ci sono effetti molto pratici, quotidiani, continui, che intaccano il benessere dei lavoratori, e dei cittadini, ogni giorno in ogni momento: si pensi, per fare un esempio apparentemente innocuo, che ci sono sistemi di intelligenza artificiale, che si alimentano di dati, che fanno prezzi diversi dello stesso bene, nello stesso momento, a seconda del CAP (codice di avviamento postale) da cui provengono.
Io sarei per andare ancora oltre. Non è strettamente compito del sindacato, ma così come nel XX secolo si è considerato un bene pubblico qualcosa che prima si considerava privato (l’elettricità, nella sua produzione e distribuzione, era in mano a privati, così come l’acqua), nel XXI secolo dobbiamo ragionare sulla pubblicizzazione di grandi infrastrutture logistiche, fisiche o digitali, le quali sono in mano private. Se non lo facciamo la democrazia formale sarà sempre più un pallido pannicello di una oligarchia sostanziale.
Contemporaneamente, ogni singola federazione deve fare la sua parte. Come FP CGIL abbiamo provato, e ci siamo riusciti, a regolamentare nell’ultimo CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) delle Funzioni Centrali (Ministeri e tanti altri enti), sia il lavoro agile che il lavoro da remoto.
[1] Con alcuni amici scherzando, ma non troppo, ci diciamo che se l’Unione Sovietica avesse conosciuto l’intelligenza artificiale, il machine learning e gli algoritmi predittivi nelle sue attività di pianificazione, forse la storia del mondo sarebbe stata diversa. Si pensi a quanto potrebbero essere utilizzati a fini pubblici piattaforme come google o amazon. Sul tema si veda Leigh Philips, Michal Rozworski, The People’s Republic of Walmart: Ho the World’s Biggest Corporations are laying down the Foundation for Socialism, Verso Books, 2019