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Il MES e l’indipendentismo – di Cristiano Sabino

L’indipendentismo, l’europeismo ed il MES

Qualche giorno fa ho scritto un post, tra il serio e il faceto, sulla passione europeista del candidato di Autodeterminatzione Andrea Murgia. ADN come si sa era (o è ancora? Questo non si è capito) una coalizione elettorale sostenuta da alcune sigle di matrice indipendentista o sardo centrica, alcune delle quali anche esplicitamente “di sinistra” o “anticapitaliste”.

Alle scorse elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Sardegna infatti Murgia (che, ricordiamolo è un funzionario della Commissione Europea) ha fatto delle possibilità messe a disposizione dall’Unione Europea l’argomento principale, se non l’unico, della sua campagna elettorale.

L’immagine dipinta da Murgia durante tutta la campagna elettorale è stata sostanzialmente quella di una Unione Europea buona che regala una montagna di “fondi europei” che gli amministratori incapaci della Sardegna non spendono per intero («la nostra capacità di spesa è di circa mezzo miliardo di euro all’anno mentre potrebbe arrivare a 1,5 miliardi»). Tutto molto bene, se non fosse che nella sua narrazione non è mai stata spesa una parola sui meccanismi di strozzinaggio su cui si regge la UE e che tanto male hanno fatto all’economia sarda, in primis la politica delle quote, l’invasione legalizzata di merci contraffatte, i diktat sugli “aiuti di Stato” che impediscono una seria politica dei trasporti sardi e tanto altro. Nulla, Andrea Murgia, scelto «all’unanimità» da Autodeterminatzione, quindi anche dalla sua componente “anticapitalista” e “antiliberista”, ha usato l’intera campagna elettorale per fare spot pro UE, trascinando l’indipendentismo sardo nel campo di coloro che coccolano le oligarchie dell’Eurogruppo e della BCE.

Mi sono allora chiesto che avesse da dire Andrea Murgia (e con loro gli indipendentisti che lo avevano irresponsabilmente incoronato alle scorse elezioni regionali) in un contesto dove l’Unione Europea ha finalmente mostrato a tutti il suo volto di cinico e nudo interesse finanziario, dalle uscite sul «non siamo qui per ridurre gli spread, non è la funzione della Bce» della presidente della BCE Cristinna Laguardie in piena crisi pandemica, al surreale dibattito attuale sul cosiddetto “fondo salva stati” MES.

Non c’è bisogno di essere dei fautori dell’economia pianificata per capire che quel mondo sta andando in pezzi e che l’europeismo dei tifosi “a tipu” Andrea Murgia è ormai una anticaglia storica.
Eppure Andrea Murgia, invece di optare per il silenzio, ha detto la sua, in seguito al famoso discorso di Conte relativo all’altrettanto famosa diatriba Coronabond-MES. I Coronabond sostanzialmente rappresentano una logica timidamente socialdemocratica (con ampi aspetti di ipocrisia e di ambiguità) per finanziare a debito la necessaria spesa pubblica, in una situazione di grave crisi economica e il MES la fredda logica dei fondi attribuiti in cambio di politiche di Austerity, sul modello di quello che è stato fatto alla Grecia che, a fronte dei prestiti ricevuti dalle banche europee, ha dovuto distruggere il suo welfare e svendere buona parte del patrimonio pubblico.

Tutte queste cose Andrea Murgia le sa benissimo, visto il suo lavoro di funzionario a Bruxelles. La domanda che è necessario farsi è però se lo sanno i segretari e i coordinatori politici che lo hanno scelto per rappresentare l’indipendentismo sardo. Ecco il suo post integrale che si posizione a destra di Conte, a destra del M5S e perfino a destra del PD:

«Nel mio piccolo, vista la conferenza stampa di ieri, dissento dal Presidente Conte su una cosa abbastanza importante. La linea di credito del MES per le spese sanitarie, disposta senza altre condizionalità, andrebbe valutata senza pregiudizi. Tecnicamente credo non possa computarsi neppure come debito pubblico poiché una quota di circa il 18% dello strumento è italiana e i relativi versamenti sono stati invece considerati.
Vedremo le condizioni in dettaglio una volta definite ma dichiarare in principio che l’Italia non userà quei soldi non mi sembra una buona strategia negoziale. Il Parlamento avrà tutti gli strumenti per valutare la convenienza per il paese. Ciò indipendentemente dalle posizioni ideologiche di Conte, Salvini e Meloni».

In pratica: “dai Conte, prendi quei soldi. Pecunia non olet. Poi già ci arrangiamo!”. Un ragioniere può permettersi di parlare così, non il rappresentante di un’area politica che dovrebbe essere critica verso le oligarchie e che dovrebbe dimostrarsi popolare. Invece ogni parola di Murgia trasuda di immotivato e fideistico ottimismo verso quello che alla fine è la sua dimensione: il fantastico mondo della UE e della pioggia di finanziamenti europei che lui come novello mago Gandalf, sa padroneggiare!

Il MES

In realtà il MES è un mostro che vuole istituzionalizzare nella UE quei memorandum della Troika che hanno massacrato la Grecia e il suo popolo. Si tratta di un sistema ad usura che dice agli stati debitori «o accettate i nostri prestiti in cambio della più feroce delle austerità e della svendita dei vostri beni, o vi facciamo saltare i conti».

In cambio dei soldi il MES prevede, per il solo stato italiano, 50 miliardi di tagli di spesa pubblica ogni anno per vent’anni. Spesa pubblica vuol dire ovviamente anche sanità e fare questo discorso oggi significa essere la destra della destra, più lealisti del Re. A cospetto di Andrea Murgia qualunque politico italiano o sardo oggi appare più popolare, più “di sinistra”, più autodeterminazionista.
Quando dichiarai il mio voto per le scorse elezioni regionali scrissi quanto segue:

«Murgia ad ogni domanda ripete come un mantra che la soluzione ad ogni problema è “spendere bene i fondi europei”, come se il problema della Sardegna sia realmente questo e non il regime di dipendenza, subalternità e sottosviluppo indotto. Liberismo spinto ed europeismo fideistico sono le sue coordinate. Mi pare evidente. (…) Lo dico a scanso di equivoci, non so chi sia peggio o meno peggio tra Pili e Murgia, ma hanno torto molti compagni che dichiarano che voteranno Murgia perché Pili è di destra. Anche Murgia lo è, una destra di diverso tipo, una destra a matrice PD, ultraliberista e fanaticamente europeista, ma si tratta sempre di destra».

Sono stato attaccato duramente, fino ad arrivare all’insulto per questo motivo, fra l’altro proprio dalla parte “di sinistra”, “anticapitalista”, “antiliberista”, “antimperialista” che sosteneva con piena convinzione Murgia perché “è un brav’uomo”. Sicuramente Murgia è un brav’uomo e fra l’altro fa dei prosciutti fantastici, ma forse il mondo che vuole liberare la Sardegna dai meccanismo di strozzinaggio, di embargo e di ricatto economico rappresentati dalla UE, oltre che dallo Stato italiano, merita di essere rappresentato da altre facce e soprattutto da altre idee.

Credo che sia arrivata l’ora di fare i conti seriamente con tutto questo